Strati su strati su strati.
Ti ritrovi come la statuetta sommersa di un vecchio luna park e nemmeno lo sai.
Pretendi l’immobilità perchè è la cosa che più conosci, quella che fa meno male, ma anche questo non lo sai.
Poi arriva la burrasca, di quelle serie con correnti sotterranee.
Aria, finalmente, movimento finalmente.
E poi la domanda.
Cosa faccio io in una dimensione che non conosco più ?
Come mi muovo… se so muovermi ?
E di nuovo quella voce, a metà fra pancia e testa, forse in posizione anima, che mi dice di andare.
E seguo i tuoi occhi color bonaccia,
E mi affido alle tue mani forti e premurose,
E mangio parole dalla tua bocca,
E mi vesto della tua pelle.
Tremo.
E ti seguo.
Gli abissi diventano altezze e non ho più punti di riferimento se non i tuoi occhi, quelli di prima, color bonaccia. Forse mi stai salvando, forse mi stai ammazzando, forse le due cose coincidono. Muore il bruco x far nascer la farfalla. Finisce la cascata x dar inizio al fiume. Palabras. Resta que te quiero. Maldito.