Sconosciuto naufragio… alla deriva nel mio centro.
Ho perso di vista i confini di terre che non sono più casa e che forse non lo sono mai state. Mi accompagna una paura dolce, lenta, della quale non voglio liberarmi perché sento che mi sta bisbigliando cose che devo imparare, che voglio imparare.
Sconosciuto naufragio… che sa più di volo che di navigazione, più d’aria che d’acqua.
E mi arrendo a ciò che non è battaglia, ma scambio, chiudo gli occhi di fronte all’assenza di destinazione: è tutto orizzonte e tutto raggiungibile, trattengo sulla lingua il sapore della possibilità di perdermi e lo assaporo. E sorrido, con me.
Bicchiere pieno, bicchiere vuoto.
Seduta sul pavimento, i piedi sul divano, cambio prospettiva ai miei dogmi, contemplo la loro trasformazione, che poi è la mia.
Quanto ancora c’è di me che ancora non c’è ? E quanto da eliminare, zavorra inutile che lega alla terra del non possibile ?
Scivolo tra abrasive rabbie altrui in silenzio… e ti guardo. Il mio orizzonte.