Scrivere libri erotici non è affatto semplice: ci si deve mantenere in equilibrio su di una linea da una parte della quale scorre la pornografia e dall’altra la storia d’amore o comunque il sentimento. Alina Reyes di erotismo ne sa e tipicamente ne sa scrivere bene, ma in questo libro temo sia scivolata parecchie volte al di fuori di questa linea creando un guazzabuglio di sesso, amore, che tale non è, e pornografia. Racconta la relazione con questo corpo maschile, non definibile uomo in quanto non sappiamo nulla di lui se non che sicuramente non è timido, dichiarando per esso un amore che di fatto è febbrile attrazione fisica. Nessuno spazio alle personalità dunque, nessun elemento oltre alle sensazioni fisiche, agli umori prodotti, cosa che andrebbe senz’altro bene se poi non si sciogliesse in dichiarazioni d’amore ogni poche righe. Quando Anais Nin scrisse la raccolta di racconti “Il delta di Venere” per un ignoto committente, questo insisteva perchè ci mettesse più sesso e meno poesia, ma la Nin non assecondò questa richiesta, scrivendo, fra l’altro, racconti magnifici. Non così la Reyes in questo libro, sicuramente ricco di spunti, ma che risulta poco più di un diario confuso degli insaziabili appetiti sessuali dell’autrice. Niente a che vedere con “Il Macellaio”.