Il dolore fisico, il profondo dolore fisico, quello che ti si aggrappa alla carne, di dentro, quello che non puoi raggiungere, ma solo subire… se ti lascia degli spazi, qualche attimo x respirare, porta con se qualcosa di purificatore.
Quando hai finito di piangere, di tirar pugni all’aria, di buttar fuori rabbia, disperazione, paura, sofferenza, lui è ancora lì, tenace, inalterato e ad un certo punto devi cedere. Qui inizia la purificazione. Per prima cosa si vuota le mente: spariscono un sacco di teorie superflue, le congetture si mostrano in tutta la loro inutilità e le riflessioni sul futuro si ridimensionano notevolmente. I pensieri ossessivi perdono il loro travagliato fascino, il senso del dovere diventa quel che dovrebbe essere: buon senso. Cambiano molte prospettive, si recupera la vera ironia e si apprezzano le piccolissime cose, come 10-15 secondi senza dolore… cosa sono 10-15 secondi ? Una distrazione, uno sbadiglio, un nulla. Non nel dolore. Inoltre ci sono questi splendidi antidolorifici, presumibilmente oppiacei, che danno più speranza che sollievo e te la portano su un leggerissimo piatto di vertigini. E il tuo personale tempo rallenta. Le cose da fare diventano poche ed essenziali ed incredibilmente non ci si annoia, perchè si ha ceduto (e si è anche un pò fatti), si lascia fluire il dolore dentro se e si aspetta…