Sfiorai le tue mani
sotto il cielo freddo di Joyce
una notte eterna nel tempo
fugace in realtà,
una notte piovosa
in cui ti tenevo l’ombrello
e intorno a te
come stupido pavone senza coda volteggiavo.
Privo d’ogni sospetto,
il mio cuore, dolce inferno
di tormenti e sospiri,
prese tuttavia a lacrimare
come davanti a mirabile visione.
Qualcosa nel tuo sguardo di castagno,
nei capelli scuri e nel sorriso,
nel tuo quieto respiro quando dormivi,
nel tuo incedere e parlare,
quella sera ai piedi di Oscar Wilde,
qualcosa, non saprei ben ridir cosa,
mi fece sapere che t’amavo.
Un fiore sussurrò al tuo orecchio
lettere di fuoco di lingua spezzata
che soccombe ad Amore e soffia
incredula la frase: “Ti amo”,
trita e ritrita, smorzate parole
che si addicono a povera anima
ammutolita: la mia.
di Francesco Bonicelli